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Benvenuti all’inferno: l’ignorato rapporto di B’Tselem sugli abusi nelle carceri mostra il vero volto di Israele

di Gideon Levy

Il rapporto B’Tselem pubblicato questa settimana, “Benvenuti all’inferno,” non è solo un rapporto su ciò che sta accadendo nelle strutture carcerarie di Israele, ma è un rapporto sullo stato di Israele. Chiunque voglia sapere che cosa sia oggi Israele dovrebbe leggere questo rapporto prima di qualsiasi altro documento sulla democrazia israeliana.

Chiunque voglia conoscere lo spirito dei tempi in Israele dovrebbe notare come la maggior parte dei media abbia ignorato il rapporto, che avrebbe dovuto causare indignazione e shock nel mondo.
Anche la documentazione dello stupro di gruppo, riportata questa settimana dal giornalista Guy Peleg su Channel 12 News non mostrava solo il centro di detenzione di Sde Teiman, mostrava il volto del paese.
Se un rapporto come quello di B’Tselem è stato quasi totalmente ignorato, e se anche dopo la prova mostrata da Peleg si continua a dibattere se sia lecito detenere i soldati autori degli spregevoli atti (sul programma del mattino di Canale 12 c’è stata una discussione su chi è a favore dello stupro e chi è contrario) allora il racconto di Peleg è una documentazione del volto di Israele nel 2024, del suo spirito e delle sue sembianze.

Purtroppo anche Peleg ha continuato a chiamare la vittima del barbaro stupro un “terrorista” (dopo tutto, lui lavora per il Canale 12 News), anche se ha rivelato che era un normale poliziotto nell’unità antidroga a Jabalya.
Fu scelto tra le decine di detenuti che giacevano ammanettati sul pavimento, forse a caso, solo perché era l’ultimo della fila. Non aveva commesso nessuna violenza o ribellione, come hanno cercato invece di affermare ipocritamente gli avvocati dei sospetti.

Che cosa aveva fatto esattamente quel “terrorista”? E perché era in prigione? Forse solo perché il suo stipendio è pagato dal governo della striscia di Gaza? Queste sono domande che non dovrebbero neanche essere poste. Ma l’immagine del suo corpo che tremava per i dolori della penetrazione, che appare per un istante mentre gli stupratori si nascondevano dietro i loro scudi, avrebbe dovuto torturare ogni coscienza israeliana.

Però, a quanto pare, non tortura la coscienza della maggior parte degli israeliani. Martedì, ancora una volta, un’udienza della Corte Suprema di Giustizia che discuteva la richiesta di chiudere il centro di tortura Sde Teiman è stata interrotta a causa delle proteste del pubblico. “Il popolo è sovrano” hanno urlato ai giudici dell’Alta Corte. Di questo passo presto arriveranno i linciaggi nelle piazze della città, effettuati dal “popolo sovrano” e sostenuti dai media. Nei programmi TV del mattino avremo discussioni sulla legittimità del linciaggio e ci sarà un oratore a favore e un oratore che è contrario, perché i nostri media sono sempre “bilanciati”.

Un marito violento può essere affascinante, impressionante, amato da tutti coloro che lo conoscono e talentuoso; ma se picchia la moglie o i figli, è un solo un marito violento. Questa definizione cancella tutte le altre descrizioni di lui, la sua violenza definisce la sua identità. Tutte le altre sue caratteristiche perdono d’importanza a fronte della sua violenza.
Sde Teiman definisce anche Israele, più delle sue altre caratteristiche. Israele è Sde Teiman, Sde Teiman è Israele. I sospettati di molestie sessuali hanno avuto la vita distrutta dal movimento israeliano #MeToo, ed erano solo dei sospettati. Invece gli stupratori da Sde Teiman non sono un problema per il #MeToo israeliano, perché hanno violentato un “terrorista.”

Quando leggi le 94 pagine del rapporto di B’Tselem (che ti farà perdere il sonno) capisci che non è stato un incidente eccezionale: è una tortura abituale, è diventata un metodo.
Al contrario della tortura esercitata dallo Shin Bet, che presumibilmente aveva un obbiettivo di sicurezza (estorcere informazioni) in questo caso è solo effettuata per soddisfare le pulsioni sadiche più oscure e malate. Lo si capisce guardando come, con calma, i soldati si avvicinano per compiere il loro orrendo atto. Appaiono anche decine di altri soldati, che osservano in silenzio. Sulla base delle numerose testimonianze citate nel rapporto B’Tselem questa è la routine: tutti i soldati hanno partecipato a simili orge.

L’indifferenza a tutte queste cose definisce Israele. La legittimazione pubblica degli stupratori definisce Israele.
Nel campo di detenzione della Baia di Guantanamo, aperto dagli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11/9, sono morti nove prigionieri in 20 anni; nel rapporto B’Tselem si racconta di 60 detenuti deceduti in 10 mesi… c’è bisogno di aggiungere altro?