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Interviste Libano

Nation Station – attivismo in Libano e lotta alla propaganda e agli attacchi israeliani

Trascrizione* del podcast dell’Info di Radio Blackout del 16/10/2024
Per ascoltare premi qui

Redattrice
Siamo entrat3 in contatto con Nation Station, una realtà con sede a Beirut, in Libano, e che andremo a scoprire attraverso due audio che i/le nostri/e amici e amiche di questa realtà ci hanno fornito ed una telefonata da Beirut.

Aggiungiamo, rispetto a quello che sapevamo ieri (15/10/24 ndr), che nelle prime ore di questa mattina l’esercito israeliano ha bombardato la capitale del Libano. Gli ultimi attacchi su Beirut erano stati compiuti giovedì 10 ottobre, in quel caso Israele aveva colpito i quartieri residenziali del centro che, come sentiremo nel primo di questi audio è stata una novità, un’anomalia per il comportamento di Israele.
Stamattina ha colpito “la solita zona”, la zona periferica meridionale, quella in cui, secondo Israele, ci sono più sciiti Hezbollah.
Poco prima dell’attacco Israele aveva emesso un ordine di evacuazione della zona.

I due contributi audio che ci sono stati inviati da Irene, una delle persone che si occupa di Nation Station, realtà nata dopo la doppia esplosione del 4 agosto 2020 nel porto di Beirut e che dopo l’attacco in Libano, ha ripreso le sue attività.

Audio1 – La situazione in Libano al 15/10/24

La situazione in Libano è degenerata nelle ultime due settimane in maniera molto radicale. Dopo l’attacco ai Walkietolkie degli Hezbollah, Israele ha iniziato a bombardare in maniera capillare il sud del Libano, la valle della Beqa, il confine con la Siria e Beirut Sud principalmente, che è uno dei quartieri dove Hezbollah è più presente. Queste sono le zone che normalmente in tempi di guerra con Israele sono state bombardate anche in passato, dopodiché Israele ha iniziato a bombardare altre zone che sono storicamente non Hezbollah, anzi quartieri cristiani o a maggioranza sunnita o marunita cristiana, dove però ritenevano che ci fossero dei leader di Hezbollah o dei target loro militari e nascosti.
Questa è una cosa ovviamente tipica dell’esercito israeliano, quella di dire che ci sono target anche fra strutture civili, in palazzi abitati da moltissime persone, quindi la logica israeliana è che un target equivale a 10 vite civili.
È successo anche in altre zone di Beirut, come appunto Bachoura, Basta e Nikolas Turk, che sono zone miste, molto centrali rispetto a Beirut Sud, che è considerata la periferia sud di Beirut. Queste zone, che sono state colpite già tre volte, sono un’anomalia nella strategia militare israeliana che si concentra più che altro in quelle che sono le zone che ho nominato prima, zone prettamente Hezbollah. Quindi la situazione è molto allarmante perché nessuno in Libano oggi si sente al sicuro, nel senso che si è anche creata, secondo me appunto per volontà anche israeliana, questa paura di essere vicino a strutture Hezbollah o vicino a persone Hezbollah, che ovviamente non è che si distinguono perché non hanno scritto Hezbollah in fronte, ma sono normalmente persone che appartengono alla minoranza shiita.
Quindi puoi immaginare che in un paese come il Libano, dove comunque le differenze religiose, i conflitti intracomunitari sono sempre dietro l’angolo per la storia di come è strutturato, il fantasma che questa guerra civile si riproponga su linee religiose, etniche
e così via è molto possibile, non solo è possibile ma è una cosa che allarma molto i cittadini di Beirut e del Libano in generale.
In questo periodo, data la crisi umanitaria e la guerra, c’è stato un movimento di persone senza precedenti. Si parla di circa un milione e trecentomila sfollati che equivale a circa un quarto della popolazione libanese che si è spostata dal sud, dalla Beqa, a zone considerate più sicure. Ma tu immaginati anche che in queste zone più sicure, quindi ad esempio quelle cristiane, parte della popolazione libanese non vuole che questi spostamenti avvengano per non diventare potenziali target. In questo modo si acuiscono le potenziali conflittualità a livello intracomunitario, cosa su cui Israele sta giocando molto, chiamando il popolo a non sostenersi a vicenda.

Audio 2 – Nation Station
Per quanto riguarda Nation Station è una associazione comunitaria grassroots creatasi in maniera spontanea e dal basso dopo l’esplosione del porto di Beirut nel 2020. Diversi ragazzi, inclusa me, Mazen che sentirete domani (intervista qui sotto, ndr) e altri tre ragazzi libanesi, ci siamo messi insieme, abbiamo occupato una vecchia stazione della benzina abbandonata da anni, l’abbiamo rimessa a posto, lavata, pulita, sistemata e tramite una campagna crowdfunding e una serie di partecipazioni a bandi, abbiamo creato una cucina comunitaria, una piccola clinica in risposta all’emergenza e servito pasti e bevande a tutti quelli che avevano perso la casa, l’appartamento, che si erano trovati sfollati a causa dell’esplosione.
Negli anni dopo l’esplosione, quando appunto il paese ha continuato a vivere una crisi finanziaria comunque senza precedenti, abbiamo continuato a distribuire pasti a persone vulnerabili, migranti, anziani del quartiere, a fare una serie di attività tipo cinema all’aperto, concerti e intrattenimento per il quartiere a prezzi praticamente gratuiti, per invitare anche chi non ha accesso a questo tipo di servizio a prenderne parte. Abbiamo continuato con la clinica, fornendo servizi di medicina gratuiti a chi ne aveva bisogno, considerando che il Libano ha anche un sistema sanitario prevalentemente privato, quindi inaccessibile, e continuato quindi a diventare una sorta di punto di riferimento per le varie comunità libanesi, siriane e migranti. Dopo l’inizio della guerra in Libano, National Station si è subito attivata ed ha riattivato la cucina d’emergenza distribuendo più di 3.000 pasti al giorno per tutti gli sfollati che sono ospitati nelle varie scuole pubbliche libanesi ora adibite a Shelter, quindi a centri di accoglienza.


Diretta con Mazen Mour, architetto libanese che ha studiato in Italia e che adesso è tornato a vivere in Libano e fa parte di Nation Station.

Redattrice
Ciao Mazen buongiorno come state? Come stai?

Mazen
Quando mi si fa questa domanda devo spiegare un po’. Fisicamente stiamo bene, ma la mente non sta bene per niente.
C’è una guerra che sta ovunque nel paese, stiamo provando a stare bene, ma alla fine quando senti tutti questi aerei, tutti questi bombardamenti, non è più facile stare così con una vita normale.
Ma fisicamente sì, stiamo bene.

Redattrice
In che zona di Beirut si trova Nation Station?

Mazen
Nation Station si trova ad Achrafieh, che è una zona quasi centrale un po’ fuori il centro storico di Beirut, a 5 minuti dal centro storico, a 5 minuti anche dal porto di Beirut, dove c’è stata l’esplosione dell’agosto 2020.
Si trova in una zona che non è stata ancora bombardata da Israele, ma sentiamo tutto perché Beirut è una città abbastanza piccola e tutti questi bombardamenti, di cui parliamo sempre, sono nella zona a sud di Beirut che è a tre chilometri da noi. Quindi ogni aereo che passa, ogni bomba che cade la sentiamo benissimo.
A parte questo, c’è sempre il rumore del drone che ci fa sentire costantemente che non siamo sicuri perché c’è qualcuno che ci guarda da sopra e il rumore è fortissimo. È come se stai vicino a un motore, ma è un drone che ci guarda sempre.
È così.

Redattrice
Da quanto abbiamo potuto leggere oggi non ci sono dati certi sulle conseguenze dell’attacco di stanotte. A tua percezione come è andata?

Mazen
Gli israeliani mandano sempre queste notizie che vogliono bombardare una zona, per loro questa cosa è normale. Mandano un messaggio alla gente che sta in questa zona dicendo che devono evacuare per salvarsi e poi bombardano in 15 o 20 minuti.
Hanno mandato questa messaggio alle 6 della mattina, quindi se c’erano ancora persone lì, non penso che abbiano guardato il telefono alle 6 della mattina per sapere se gli israeliani avrebbero bombardato.

Quindi hanno bombardato intorno alle 6 e mezza. Io ero a casa mi stavo svegliando e ho sentito la bomba, ma non è ancora chiaro cosa abbiano bombardato. Israele ha detto che hanno colpito un ente militare di Hezbollah, ma non si sa dove sia perché hanno bombardato una zona molto residenziale, anche densamente abitata. Ci sono tutti i palazzi da 9-10 piani con almeno 20-30 famiglie in ogni palazzo. Stanno bombardando palazzi in questa zona, non è una zona nel mezzo del nulla, è una zona molto vicina al centro di Beirut è una zona molto densa con persone normali.

Redattrice2
Ciao Mazen, volevo chiederti a proposito di questo, visto che c’è una propaganda incredibile da parte di Israele sul fatto che loro in Libano starebbero bombardando soltanto degli obiettivi strategici di Hezbollah.
Volevo chiederti qual è la percezione rispetto alla popolazione libanese se si ha un attacco indiscriminato?

Mazen
Allora, posso risponderti su questa domanda facendo una comparazione tra quello che hanno fatto nel 2006 e quello che stanno facendo adesso.
Nel 2006 hanno iniziato a bombardare infrastrutture per tutto il paese sia nel nord, sia nel sud, sia nella zona interna del Libano, nella Beqa, a Beirut, hanno bombardato l’ente dell’elettricità, i ponti e le infrastrutture del paese.
Invece adesso quello che stanno facendo da tre settimane è più intenso di prima, stanno bombardando delle zone dove c’è la maggioranza della presenza di Hezbollah.
Nel sud c’è una zona che dista 10 km dalla frontiera libano-palestinese, tutti i villaggi sono distrutti totalmente, non ci sono più case per le famiglie per tornare e stanno radendo al suolo palazzi, case e cose civili.
Loro stanno facendo propaganda sostenendo che tutte queste case sono delle case dove sono nascosti missili e armamenti militari, ma alla fine sono tutte case civili.
Non è vero che ci sono missili lì, perché sono delle case molto piccole e non possono sparare dei missili da lì.
A parte questo, stiamo parlando ancora del sud, ma Israele adesso sta bombardando ovunque nel Libano.
Stanno bombardando a Baalbek.
Due giorni fa hanno bombardato un paese che sta nella montagna al nord del Libano perché c’era una famiglia che era scappata dal sud e sono andati lì per essere più sicuri.
Alla fine, non si sa perché hanno bombardato questa famiglia, uccidendo 25 persone. Nessuno di loro era un militante di Hezbollah.
Questa propaganda che Israele sta creando, che stanno solamente bombardando le cose militari di Hezbollah, non è vero.
Stanno bombardando ovunque, soprattutto le zone degli Shiiti, perchè la maggioranza di Hezbollah sono Shiiti, così finiscono per attaccare sia civili sia militari di Hezbollah.
Stanno bombardando ovunque nel Libano.
Poi dicono “Si abbiamo attaccato una zona di Hezbollah perché lì stanno preparando dei missili e stanno preparando dei piani militari per attaccare Israele”.
Alla fine sono delle famiglie che stanno morendo per niente.

Redattrice
Grazie, io volevo chiederti qual è il lavoro di Nation Station in questo senso? è anche un lavoro politico di informazione, di lotta o è un lavoro politico di sostegno alle persone che non hanno più una casa e che a seguito dei bombardamenti nell’ultimo periodo non hanno modo di avere del cibo?

Mazen
Anzitutto Nation Station è nata dopo l’esplosione di Beirut, abbiamo preso una stazione di benzina che era abbandonata da 3-4 anni, e abbiamo iniziato a aiutare le persone. Questa stazione era sotto casa nostra non è che l’abbiamo pianificato, è stato fatto tutto così, organicamente diciamo.
Siccome lo spazio era abbastanza grande abbiamo potuto creare una cucina. L’abbiamo chiamata “Cucina della comunità” per aiutare la gente nell’esplosione e poi dopo quattro anni questa cucina è stata trasformata in un luogo comunitario.
Vista l’aggressività della crisi in Libano, abbiamo provato ad aiutare le famiglie che stanno nella zona ad avere pasti abbastanza sani. E poi quando la guerra ha iniziato ad essere più aggressiva nel Libano, tutte queste famiglie dal sud, anche dalla zona sud di Beirut, che si sono trasferite negli shelters (Centri di accoglienza, ndr), nelle scuole pubbliche, hanno avuto bisogno di pasti.
Così abbiamo preso questa iniziativa, con il supporto di tanti amici internazionali che stanno in Europa, in America e in Australia e che hanno iniziato a mandare i soldi per provare a aiutare questa gente.
Ci sono tante organizzazioni che stanno lavorando qua in Libano, organizzazioni internazionali, ad esempio spagnole, italiane, francesi responsabili di alcuni shelter pubblici dove ci sono diciamo 600-700 persone.
Queste organizzazioni sono venute a Nation Station per chiederci se possiamo cucinare anche per e con loro.
Il primo giorno abbiamo cucinato circa 1500 pasti, abbiamo provato a creare un modo di lavoro più efficiente e ogni giorno abbiamo migliorato il nostro lavoro fino ad oggi che prepariamo 4200 pasti al giorno, quindi sono 4200 persone che stanno prendendo il cibo da noi.
Stiamo preparando colazione, pranzo e cena con l’aiuto di tante persone, dei fondi che arrivano da fuori e delle persone volontarie qua in Libano.
Arrivano tantissime persone da Nation Station per aiutarci a cucinare, un piccolo sforzo che si fa sentire, per le persone che sono senza casa, che non stanno ancora bene, ma sanno che ci sono persone pronte a aiutarle.
E questo è il nostro lavoro in generale.

Redattrice
Grazie, ti chiederei soltanto se puoi ricordarci i numeri, nel senso che si parla di 1 milione 300 mila sfollati giusto?

Mazen
Gli ultimi numeri parlano di più di 400.000 persone che si sono trasferite dal sud, sono più di 120.000 famiglie dal sud e poi anche dalla zona sud di Beirut, ci sono anche più di 300.000 persone che si sono trasferite nel nord del Libano, nei paesi, nella montagna.
Quindi, sì stiamo parlando di più di un milione di persone che sono sfollate e adesso sono senza casa, senza le loro cose.
Stanno cercando di avere dei posti letto, dei cuscini per dormire.
Adesso l’inverno sta arrivando, quindi stanno anche provando a trovare un modo di avere delle case dove possono stare meglio in questi tempi che saranno difficili.

Redattrice
Per quanto riguarda invece le cure mediche, gli ospedali continuano ad essere più o meno in funzione?

Mazen
Nonostante il paese stia attraversando una crisi economica, la maggioranza degli ospedali privati stanno funzionando in modo abbastanza normale, ma gli ospedali pubblici sono in difficoltà, si trovano in una situazione molto grave a causa della crisi che sta proseguendo e sta diventando più aggressiva in tutto il paese. Per questo gli ospedali pubblici sono un po’ bloccati e se le persone vogliono andare in ospedale devono andare in quelli privati a pagamento. Però stanno ancora funzionando abbastanza normalmente e poi anche le medicine si trovano ancora nelle farmacie.
Il paese sta resistendo abbastanza bene alla crisi, ma se durerà più di un certo periodo arriveremo a un punto dove ci saranno problemi.
Adesso gli israeliani non stanno ancora bombardando gli ospedali grandi a Beirut o al nord però hanno bombardato un bel numero di centri sanitari nel sud. Hanno bombardato tre o quattro giorni fa la croce rossa libanese, quindi a un certo punto se la cosa durerà così tanto, inizieranno a bombardare anche altri posti, come gli ospedali anche in altre parti del paese, e quello sarà un problema.

Redattrice
Ti chiederei se vuoi fare una riflessione in chiusura

Mazen
, voglio solamente dire che non c’è un gruppo come Hezbollah che sta creando un problema. Il problema è che Israele sta pensando oltre a quello che stiamo vedendo adesso, ha un obiettivo più grande di quello che vediamo oggi, vogliono controllare tutto il Medio Oriente, stanno usando gruppi come Hezbollah e come i gruppi palestinesi per iniziare una guerra per bombardare e distruggere zone intere per poterle controllare.
Questa cosa non è iniziata il 7 ottobre, è iniziata 70-75 anni fa quando hanno creato questo paese e l’obiettivo più grande non è di stare solamente in Israele, ma di andare oltre il confine di Israele. Speriamo a un certo punto di riuscire a gestire questa cosa in modo più diplomatico, a trovare soluzioni sul lungo periodo,
non solamente per il presente, così che la gente possa vivere un po’ in pace in questa zona.

Redattrice
Ciò che dici tu è molto chiaro, soprattutto visto l’esplicito supporto degli Stati Uniti in funzione anti-Iran, rispetto a quello che sta facendo Israele su quei territori e come diceva in un’intervista Ugo Tramballi un po’ di giorni fa, Israele non ha mai utilizzato la carta politica della diplomazia per legittimarsi all’interno di un contesto sicuramente complesso, ma su cui però non ci si può imporre con la violenza e lo sterminio.

Mazen
Esatto, e voglio aggiungere una cosa: l’altro giorno ho visto che il Canada sta mandando 10 milioni di dollari per aiutare la gente in Libano per affrontare la situazione di questi tempi, ma nello stesso tempo
manda miliardi di dollari per comprare missili ed effettuare bombardamenti. Io penso che è una cosa un po’ assurda. sarebbe una cosa un po’ più logica magari anche non mandare aiuti ai libanesi ma almeno fermare gli aiuti militari per Israele.
Poi la guerra non finirà così, se paesi come Stati Uniti mandano 10 miliardi di dollari di aiuti militari a Israele e non dicono di fermarsi, di non bombardare i civili in Libano o in Palestina.
Se mandano questi soldi significa che sono in supporto a questa guerra, quindi a un certo punto devono smettere di fare queste cose per fermare quello che Israele sta facendo.

Redattrice
non possiamo che concordare su tutti i punti e ti ringraziamo molto per il tuo contributo, spero potremo sentirci di nuovo. Vi auguriamo non solo che tutto continui a non essere problematico da un punto di vista fisico per voi, oltre al punto di vista psicologico, ma che le situazioni migliorino il più possibile, che ci sia un miglioramento, anche se alle porte non si può parlare sicuramente di pace.

Mazen
Grazie mille, grazie per i pensieri e per il supporto, anche in qualsiasi modo ci fa sentire un po’ meglio in questi tempi.

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* Per facilitare la lettura la trascrizione è stata “parafrasata” da linguaggio orale a scritto.

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